Salve a tutti
E' da tempo che mi sono fatto raccontare da mio nonno la sua storia da combattente in Africa, ora voglio riproporvela a voi...
Mercuri Umberto classe 1920Pomezia 16/08/1939
Facente parte del 14^ reggimento artiglieria "Guardia alla Frontiera", con il dovere di centralinista, partì da Pomezia, nel 1939, arrivando al porto di Napoli da dove si imbarca con la nave Duilio che lo porterà fino a Tripoli, in Libia
Tripoli, 20/07/1940 osservatore 2° batteria 3° gruppo 22° settore
Faceva parte della batteria contraerea "Brighenti", fronte della Marmarica, mi ha raccontato che avevano 4 cannoni da 76/40, sparavano due alla volta altrimenti diventavano incandescenti. Riceveva fonogrammi da Germania, Italia, Libia, Abissinia ed Eritrea, se si sbagliava un fonogramma c'era la "tenda prigione", che non era trincerata come le altre, era alla mercè del fuoco nemico.
01/07/1940
Purtroppo, come si sa, la campagna d'Africa per l'Italia è stato un fallimento, infatti mio nonno venne fatto prigioniero dagli inglesi, mandato prima in un campo di smistamento in Egitto, dove rimanè per 3 anni, poi con una nave dal porto di Alessandria è stato portato in Sud Africa, nel campo di prigionieri italiani di Pietermaritzburg, vicino Johannesburg. Qui si stava molto meglio rispetto all'Egitto, c'erano varie attività sportive (calcio, pugilato, pallavvolo...)
I dormitori erano divisi in gabbie, lui si trovava nella gabbia 6. Gli inglesi gli avevano dato solo il materasso per dormire, così che gli italiani con fil di ferro e pezzi di legno trovati qua e là, si costruirono tutti indistintamente la brandina. Mi ha raccontato anche un fatto curioso, lui con i suoi commilitoni trovarono un'uovo di struzzo, fecero una frittata che sfamò ben 7 bocche. Durante la permanenza nel campo, i prigionieri italiani costruirono una chiesa che esiste ancora oggi, presa poi in consegna dal delegato apostolico sudafricano, che appena entrò nella chiesa disse: "Non mi meraviglio se qui un giorno spari il cannone"
Oltre alla chiesa, i prigionieri italiani crearono un diario in cui narravano della loro storia, della costruzione della chiesa e in ricordo dei loro commilitoni caduti... mio nonno lo tiene ancora
sul finire della guerra, al campo arrivarono anche prigionieri giapponesi, ai quali i soldati italiani rubavano il riso (
).
Quando anche Giappone si arrese, dopo le due atomiche, gli inglesi lasciarono liberi gli italiani che, con una nave, risalirono lo stretto del Mozambico e passando per il canale di Suez tornarono al porto di Napoli
questo è il percorso (sintetizzato
) che ha fatto mio nonno
e questa è la sua croce al merito di guerra:
spero di non avervi annoiato!